Una ragazza friulana si fa “Garante del Verde” e blocca il cantiere abusivo
Continua la campagna social di Prospettive Vegetali e dei “Difensori della Natura” per istituire un “Garante del Verde, degli Alberi e del Suolo” in ogni Comune Italiano.
Sono ormai migliaia le persone, che dopo i fatti di Vieste si stanno mobilitando da Nord a Sud per mettere un freno alla prepotenza ed all’ignoranza delle amministrazioni sulla gestione del Verde.
E’ su instagram che l’iniziativa sta regalando le sorprese più grosse, i giovani manifestano la propria impotenza dichiarandosi “pronti a qualsiasi cosa” per difendere l’ambiente.
E così, qualche giorno fa è arrivato il primo (clamoroso) riscontro.
Elsa Merlino, studentessa del corso di “Scienze dell’Ambiente” all‘Università di Udine, è riuscita a “mettere in fuga” camion e ruspe in un solo giorno.
DA SOLA.
Ed ora chi sarà al suo fianco? (segue la lettera)
I danni del cantiere nel Parco del Torre (UD)
LA LETTERA DI ELSA
“Mi chiamo Elsa, sono una ragazza di 26 anni, nata e cresciuta nelle campagne friulane.
Vivo in un piccolo paese chiamato Primulacco, ai piedi delle Prealpi Giulie, circondata da prati, boschi, fiumi e torrenti.
In Friuli Venezia Giulia, il verde e la natura non mancano e chiunque come me, può perdersi a passeggiare per ore indisturbato, cullato dai rumori della natura e accarezzato da un fresco venticello.
Proprio durante una di queste passeggiate, qualche settimana fa mi sono accorta che una vasta area di prati dove ero solita passare, era stata completamente stravolta.
Il manto erboso era stato soffocato da cumuli di terra e ghiaia portati da camion industriali, e sparso con ruspe ed escavatori.
Oltre ad essere affezionata a questo luogo però, sono una studentessa del corso di Scienze per l’Ambiente e la Natura all’Università di Udine, e riconosco quindi il valore oggettivo ed intrinseco dei prati in queste zone ripariali (limitrofe al corso d’acqua).
Non sono banali prati, ma sono prati stabili (detti anche magredi) ed hanno quindi una grande importanza ecologica.

“I prati stabili sono la casa di tantissime specie vegetali spontanee, specie vegetali protette, e di altrettante specie animali, dagli insetti che si occupano dell’impollinazione, agli uccelli che nidificano per trarne sostentamento.
Pensate che in luoghi così fragili, le uniche pratiche consentite dalla legge sono lo sfalcio e al massimo una blanda concimazione.
Capisco che non sia da tutti interessarsene, ma esistono numerose leggi e norme per la tutela e la conservazione di questi habitat, e questa volta è toccato a me, prendere la parola per “denunciare” questa infrazione.
Dopo aver visto con i miei occhi i lavori sulle sponde del Torre, mi sono posta delle domande a cui non sono riuscita a rispondere.
Chi sta eseguendo i lavori? Com’è possibile che l’intervento sia così inadeguato?
E per avere delle risposte ho subito chiamato l’ente preposto ai controlli di questo genere, la Guardia forestale, ed i volontari di Legambiente.
Il giorno dopo, i lavori sono stati bloccati e le ruspe sono sparite nel nulla.
Ora rimane solo il fango, gli innumerevoli cumuli di ghiaia, terra e detriti, e le impronte dei grandi macchinari passati su quelle che fino a qualche giorno prima erano zone naturalmente intatte.
Le indagini da parte della forestale sono partite immediatamente ed i volontari di Legambiente si sono mobilitati per verificare la regolarità della faccenda.
Aver visto quelle persone lavorare sui loro grandi macchinari, inconsapevoli delle conseguenze dei loro gesti, indifferenti alla fragilita di questo ecosistema, mi ha spezzato il cuore.
Vedere numerose piante essere sminuzzate in una manciata di secondi da una gigantesca trinciatrice mi ha fatto sentire impotente, triste e mi ha fatto tremare le ginocchia.
Rendermi conto che tutta quella terra abbandonata sui prati li avrebbe soffocati, mi ha tolto il respiro.
Per un secondo, fissando da lontano le macchine che distruggevano tutto il panorama verde, mi sono sentita come un aborigeno che guarda la sua foresta pluviale mentre viene rasa al suolo, spazzata via.
Perché bisogna arrivare a questo?
Ora diranno che inizierà il “piano di ripristino” con azioni mirate a riportare queste zone verso un “nuovo” equilibrio. Non sarà facile, non ci vorrà poco tempo (ben più di qualche anno), ma ho grande speranza che questa denuncia aiuti ad aprire il dibattito su questi temi.
Certo è che, invece di sbagliare e cercare di rimediare agli errori, sarebbe meglio agire consapevolmente a tempo debito, mettendo in atto controlli preventivi e salvaguardando le ricchezze naturali di cui possiamo e vogliamo continuare a godere, rispettandole, nei loro ritmi e negli spazi”.
Sarai tu il prossimo ad alzare la voce prima che altre ingiustizie vengano inflitte alla Natura?
#GarantedelVerde